Storia

Capua, la capitale della Campania di origini osco-etrusche che secondo Cicerone insieme a Cartagine e Corinto avrebbe potuto sostenere le sorti dell’Impero Romano, per la sua fortunata posizione geografica e i suoi stretti rapporti con Roma alla quale era agevolmente collegata tramite l’Appia, dovette ricevere il primo annuncio del Vangelo già in epoca apostolica. Stando ad un’antica ed affermata tradizione storiografica suo primo vescovo fu Prisco, forse un discepolo del Signore e il proprietario del Cenacolo qui giunto al seguito dell’apostolo Pietro, che fu anche il primo di una serie di martiri che illustrarono le origini di questa Chiesa, definita da S.Paolino di Nola “celeberrima e feconda madre di santi”; tra essi spiccano Sinoto, Lupolo, Rufo, Quarto, Marcello, Casto, Emilio, Saturnino, Nicanore, Cassiano, Felicissimo, Agostino, corrispondente ed amico di S.Cipriano di Cartagine, e sua madre Felicita. Con la Pace Costantiniana Capua ebbe almeno quattro basiliche: la Costantiniana dedicata ai Santi Apostoli e le altre con i titoli di S.Pietro, S.Maria Maggiore e S.Prisco, mentre i suoi vescovi, a partire da Proterio (304?-326) e Vincenzo (336-366), cominciarono ad offrire alla Santa Sede un solido e continuo sostegno nelle controversie disciplinari e dottrinali, e ad assumere legazioni pontificie a diversi concili in qualità di metropoliti della Campania. Tra il novembre del 391 e la primavera del 392, quando ancora come la “seconda Roma” di ciceroniana memoria occupava l’ottavo posto tra le venti urbes nobiles dell’Impero, la stessa Capua ospitò un concilio plenario dei vescovi dell’Occidente presieduto da S. Ambrogio di Milano, che stabilì una volta per sempre essere un dogma della fede cattolica la perpetua verginità della Madre di Dio, e costituì un momento di profonda comunione della Chiesa di Capua, ormai adulta e con una matura coscienza ecumenica, con quelle di Roma, di Milano, del Settentrione d’Italia e del resto del mondo occidentale. Da allora in poi non vi fu occasione in cui essa non si vedesse impegnata nella difesa della disciplina e della dottrina cattolica al fianco della Sede di Pietro.
Per ben quattordici secoli, dal VI al XIX, la Chiesa di Capua ebbe vescovi ed arcivescovi che come diplomatici furono al servizio dei Sommi Pontefici nella soluzione di questioni ecclesiastiche e politiche. Primo tra questi S.Germano (516-540), che tra il 519 e il 520 dimorò presso la Corte bizantina con l’incarico da parte del papa S.Ormisda di ricomporre l’unità tra le Chiese di Roma e Costantinopoli, che da oltre settant’anni erano separate a causa dell’eresia monofisita. Il Vescovo di Capua con abilità e saggezza portò a termine la complessa e delicata missione laddove altri ambasciatori pontifici prima di lui non erano riusciti, meritandosi alla fine la stima e la gratitudine dell’imperatore Giustino I e di suo nipote Giustiniano I, espressagli con il prezioso dono delle reliquie di S.Stefano e S.Agata, che S.Germano depose nella sua cattedrale dedicandola per l’occasione ai due celebri martiri.
Alla fine del VI secolo il vasto e prospero territorio di Capua fu conquistato dai Longobardi, che con efficace determinazione ne fecero una delle più forti e temibili potenze politiche del Meridione d’Italia capace di inserirsi nella storia europea e di determinarne il corso. Nella contea longobarda e tra i confini della diocesi capuana vennero a trovarsi anche le prestigiose abbazie di Montecassino e di S.Vincenzo al Volturno. Intanto i vescovi di Capua, sebbene anch’essi di sangue longobardo, per salvaguardare la loro fedele comunione con la Sede Apostolica con oculata destrezza mediarono i rapporti tra i conti loro congiunti e i Pontefici, che da allora in poi trovarono in questa città e sede episcopale un sicuro rifugio nei duri scontri con gli imperatori e le altre potenze straniere di turno, che avanzavano continue pretese espansionistiche nel Sud-Italia.
Nell’841 secondo la storiografia tradizionale, o dopo l’847-848 stando a recenti studi, Capua fu distrutta dai Saraceni, conseguenza nefasta delle lotte di potere tra i dinasti longobardi capuani, beneventani e salernitani, in cui i primi riuscirono ad ottenere la supremazia e il titolo di principi. Ma qualche anno dopo il conte Landone I, realizzando l’ambizioso sogno del fratello vescovo Landolfo II (843-879), ricostruì la città in un’ansa del fiume Volturno presso l’antico ponte romano di Casilinum. Capua risorse inizialmente come città fortezza, con la sua nuova cattedrale dei Santi Stefano e Agata, le annesse residenze del Vescovo e della Curia, e con il Palazzo dei conti e dei principi, nuovo centro del potere aristocratico, politico e militare sacralizzato dalle tre chiese di S. Salvatore, S. Michele e S. Giovanni che lo circondavano. La città riacquistò nell’arco di un secolo anche la sua importanza e magnificenza di centro religioso e culturale, quando vi furono edificate le altre chiese di S. Angelo in Audoaldis, SS. Rufo e Carponio e S. Marcello Maggiore, e vi sorsero i complessi monastici benedettini di S. Benedetto, S. Maria e S. Giovanni.
Tra il Natale del 965 e il novembre del 966 il principe Pandolfo I Capodiferro ospitò a Capua il papa Giovanni XIII, sottraendolo agli effetti mortali di una congiura ordita dalle fazioni romane avverse alla sua recente elezione al sommo pontificato. Per il servigio resogli, prima del suo rientro a Roma il Papa ricompensò il Principe conferendo al fratello Giovanni, vescovo di Capua dal 964, la dignità di arcivescovo metropolita sulle diocesi di Aquino, Atina, Boiano, Caiazzo, Calvi, Carinola, Caserta, Isernia, Sessa, Sora, Teano e Venafro, che i successori conservarono per oltre un millennio fino al 1978. Oltre che metropolitana Capua fu anche sede cardinalizia; infatti tra l’VIII e il XIX secolo la occuparono ventuno porporati: Stefano I, Marino Filomarino di Eboli, Leonardo Patrasso di Guercino, Nicola de Acciapacci, Giovanni Borgia, Giovanni Lopez, Giovanni Battista Ferrari, Ippolito d’Este, Nicola Schomberg, Nicola Caetani di Sermoneta, San Roberto Bellarmino, Antonio Caetani di Sermoneta, Luigi Caetani di Sermoneta, Camillo Melzi, Gaspare de’ Cavalieri, Giacomo Cantelmi, Nicola Caracciolo de’ Rossi, Francesco Serra di Cassano, Giuseppe Cosenza, Francesco Saverio Apuzzo e Alfonso Capecelatro.
Dal VII al XX secolo ventuno papi vennero a Capua soprattutto per ragioni politiche legate alle contingenze storiche del momento, ed alcuni vi ebbero ospitalità più di una volta nel corso del loro pontificato. Essi furono Onorio I, Giovanni VIII, Giovanni XIII, Leone IX, Alessandro II, Gregorio VII, Vittore III, Urbano II, Pasquale II, Gelasio II, Callisto II, Onorio II, Innocenzo II, Adriano IV, Alessandro III, Gregorio IX, Gregorio X, Celestino V, Bonifacio VIII, Urbano VI e Pio IX. La lista sale a ventitré considerando i due pontefici venuti a Capua esclusivamente per motivi pastorali: Benedetto XIII, durante i suoi viaggi da Roma a Benevento, e Giovanni Paolo II, il 24 maggio 1992, per concludere il Convegno Internazionale di Studi Mariologici tenuto in occasione del XVI centenario del Concilio di Capua. La visita di Giovanni Paolo II, che ha guidato la Chiesa universale nel terzo millennio, costituisce l’evento storico più straordinario della Chiesa di Capua negli ultimi tempi.

don Felice Provvisto